Paesaggi unici
(Gesualdo Bufalino)
Le pietre che si sciolgono in un arancione tenue, “aranciu cuddari” (arancione tramontare), mutevole di minuto in minuto.
L’erba, che durante il giorno si trasforma morendo, rinasce vuota e gialla… più gialla.
Ogni cosa ai miei sensi m’appartiene. Chiudo gli occhi: Sicilia.”
È con Bufalino che vi invitiamo ad immergervi nei paesaggi siciliani.
Paesaggi scanditi da monumenti unici al mondo, come quello di Segesta o le vicine terme segestane.
Il bianco del cretto di Burri spezza il verde dei vigneti e conduce agli spettrali ruderi di Poggioreale.
Sentieri silenziosi conducono a Prizzi alla ricerca dei resti dell’antica Hippana, terra di cavalli.
“Vero è che le Sicilie sono tante, non finirò di contarle.
Vi è la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava”
(G. Bufalino)
O ancora l’uomo e la montagna
da Inno a Demetra di Omero (trad. F. Cassola)
Basta chiudere gli occhi, un giorno di primavera…
il paesaggio si fa via via più dolce
Scandito dai muretti a secco, patrimonio dell’umanità, accarezza la pianura ipparina, si inerpica fra antichi carrubi e contorti ulivi fino a Donnafugata.
Da lì è un fluire di pietra aranciu cuddari e nera terra, arrivando alla valle dell’Ippari e immaginando l’antico lago camarinese che cingeva la polis come una corona benefica e malefica allo stesso tempo.
E il mare africano, infine, che in un incessante fluire bagna le eterne e smisurate coste.